domenica 2 novembre 2014

Dal 10 al 16 novembre fra Piave & Sile, per ' I Sapori dell'Altro...nel tempo di San Martino'

Dal 10 al 16 novembre si svolge la manifestazione denominata ‘I Sapori dell’Altro....nel tempo di San Martino’, promossa dalla Associazione l’Altratavola e dalla Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto.
Si tratta di una rassegna informativa che mette a confronto giornalisti e comunicatori, rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni, Aziende del settore agroalimentare e turistico, provenienti da diversi  Paesi e Regioni Europee : Austria (Carinzia, Tirolo Orientale e Bassa Austria), Slovenia, Croazia, Svizzera (Canton Ticino e Cantone di Zurigo), Russia, Belgio (Fiandre e Vallonia),San Marino e Italia ; e da 10 regioni italiane (Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Campania, Trentino Alto Adige, Marche, Calabria, Lombardia ,Piemonte e Sicilia), sui temi della valorizzazione e della comunicazione territoriale.
” La rassegna coinvolge oltre 100 delegati e rappresentanti di diversi borghi e contesti territoriali – osserva Renzo Lupatin, de l’Altratavola -, e si  sviluppa grazie ad un lavoro autentico di interviste in diretta. Lo staff di comunicazione è stato costituito da responsabili di ‘reti’, capaci di amplificare le informazioni ben oltre le singole testate giornalistiche. La comunicazione online e la comunicazione televisiva sono  al centro della rassegna”.
Dal Veneto sono giunte le ‘voci’ delle colline di Conegliano e Valdobbiadene , della zona del Montello, del Veneto Orientale,  delle Terre del Sile, del Quartier del Piave, delle montagne Feltrine e Bellunesi, del Padovano , del Polesine e delle terre fra Piave e Sile.
Dal Friuli sono giunte le testimonianze dell’Altolivenza, da San Daniele del Friuli, da Gemona e dal Sanvitese.
Particolarmente intense le giornate di incontro con i borghi istriani di Slovenia e Croazia e con l'ultimo lembo di terra istriana in Italia, Muggia.
La rassegna si svolge nelle terre fra Piave & Sile , in diversi luoghi e situazioni, in libertà, come si conviene alle esperienze di informazione degli organizzatori.

I Sapori dell'Altro...nel tempo di San Martino : la Chiesa di San Martino Camporacoler a San Biagio di callalta

L'iniziativa i 'Sapori dell'Altro..... nel tempo di San Martino' è una rassegna informativa organizzata dall'Associazione l'Altratavola, sotto il Patrocinio della Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del gusto, all'interno di 'Comunicare verso expo 2015', per far incontrare borghi e territori protagonisti delle 24 settimane del progetto.

La manifestazione è organizzata grazie alla collaborazione del Cenacolo fra Piave & Sile dell'Associazione l'Altratavola, che ha in Massimo ed Erika Monai ( de L'Acquolina di Lanzago di Silea), i due delegati di questo territorio benedetto.

Si parte dalla frazione di San Martino (comune di san Biagio di Callalta),ove si trova la Chiesa di San Martino Camporacoler (Campo delle Raganelle).



 Le notizie sulla costruzione originaria della chiesa di S.Martino si sono perse nel tempo. L'informazione più antica notizia è databile intorno al 1330 e risulta da un documento dell'Archivio Vescovile di Treviso. Vi è nominata la chiesa succursale di 'S.Martino al Bagnon', una 'fabbrica robusta abbastanza e capace' dove il pievano aveva l'obbligo della messa prima.
Altre notizie provengono da riferimenti alle chiese succursali della parrocchia di S.Biagio. Agnoletti riporta che 'le regole componenti l'attuale parrocchia di Sambiasio sono anche Camporacoler, S.Martino con Villafranca e parte di Albagnon'. Nel sec. XV si ha un'altra citazione: 'Primo degli oratori viene S.Martino Vescovo la gente del quale colmello ha la scuola comunale promiscua con S.Floriano...'
Chiesa di S.MartinoNel 1726, la gente di Camporacoler, a causa delle strade fangose, avrebbe voluto un cappellano proprio, a spese del pievano e del comune (qualcosa di simile alla curazia di Cavrie), ma alla fine di una lite agitata, nel 1739 fu permesso che si celebrasse la messa a S.Martino in ogni giorno di festa, purché la comunione pasquale fosse ricevuta a S.Biasio. E negli anni successivi il corpo di fabbrica dell'ex oratorio di S.Martino abbisogna di alcune modifiche e limitati ampliamenti allo scopo di permettere una maggiore e migliore accoglienza dei fedeli.
Altro passo, quali opere di miglioria, è stato fatto nel 1924 su sollecitazione dell'allora parroco, il quale si premurava sottolineare con propria lettera (28 luglio dello stesso anno) come 'i paesani sono disposti a procurare l'olio della lampada (del SS.Sacramento) come hanno fatto altre volte'. La risposta dell'Ordinario diocesano sac. Carlo Agostini fu affermativa con la raccomandazione, però, 'che la porticina del tabernacolo fosse resa più resistente'.
Ancora nel 1953, l'Ordinario diocesano, facendosi interprete delle sollecitazioni del parroco e dei fedeli della chiesa minore di S.Martino nella parrocchia di S.Biagio V.M., faceva in modo che il Rescritto (4712/48) con cui si concedeva ad quinquennium la conservazione del SS.Sacramento, in quel di Camporacoler, perdurando le medesime cause di allora, fosse ulteriormente prorogato.
Chiesa di S.MartinoLa Chiesa di S.Martino. Fu eretta su un piccolo appezzamento di terreno della fabbriceria di S.Biasio, presso il crocevia detto dei 'Greguoli' e dei 'Pra della Brosa', certamente importante nella storia della contrada di Camporacoler.
E' un esempio di architettura minore che il tempo ha conservato, almeno per la parte centrale dell'ex oratorio, che era ad unica navata centrale, con presbiterio e retrostante sacrestia, con annessa torre campanaria. Altre parti dell'edificio sono state realizzate in tempi non molto lontani come espressione di devozioni particolari, come per esempio l'altare della Madonna. Lo stesso vale per il magazzino, costruito perché ritenuto necessario come disimpegno e ricovero di materiale di arredo.
Il tetto a falda ha orditura lignea e manto di coppi. Il pavimento della chiesa è sicuramente recente.
Sulla parete sud della chiesa, posti quasi sicuramente a sinistra e a destra dell'antico ingresso principale, vi sono due affreschi raffiguranti S.Cristoforo e S.Martino.

Il Dolce di San Martino a Venezia


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Dolce di San Martino

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Dalla Tradizione Veneziana
Questo dolce-biscotto viene fatto a Venezia proprio in occasione della ricorrenza di San Martino che cade l’ 11 novembre e rappresenta San Martino a cavallo con la sua spada.
La leggenda dice che durante un gelido e piovoso 11 novembre Martino stava cavalcando. Alla vista di un povero vecchio coperto solamente di pochi stracci, si fermò, tagliò il suo mantello e ne diede una parte all’anziano. Poco dopo aver compiuto il gesto, il clima cambiò repentinamente e la fredda tempesta lasciò spazio a un caldo sole molto poco autunnale (da qui la terminologia “estate di San Martino” per indicare le belle giornate di novembre). La storia si concluse con un sogno. Nella notte Martino vide Gesù con il suo mantello in mano che lo ringraziava per ciò che aveva fatto.
Ma la festa di S.Martino a Venezia è ancor oggi ricordata soprattutto per i ragazzini (purtroppo sempre meno) che l’11 novembre girano con pentoloni e campanacci per i negozi chiedendo qualcosa in dono e cantando il ritornello di S.Martino campanaro:
“San Martin xè andà in sofita,A trovar la so novizia,La so novizia non ghe gera,
‘L xè cascà con cul per tera,El s’à messo ‘n boletin,Viva, viva San Martin”.
Legata a questo Santo, c’è anche una Leggenda:
era l’11 novembre, un giorno piovoso e freddo tanto che Martino galoppava sul suo cavallo ricoperto dal mantello. A un certo momento Martino incontra sul suo cammino un vecchio coperto di pochi stracci, barcollante e infreddolito. Martino vuole aiutarlo ma non ha né denaro, né una coperta da offrirgli e così prende il suo mantello e con la spada lo taglia a metà donandone una parte al vecchietto. Poco dopo mentre Martino galoppa felice per aver compiuto quel gesto caritatevole, il clima si riscalda e dalle nuvole spunta un sole radioso. Ecco l’estate di S.Martino, come ancor oggi vengono chiamate le belle giornate di novembre. Giunta la notte Martino sogna Gesù che con il mantello in mano lo ringrazia per quel gesto di compassione.
Ed eccovi la ricetta per il dolce che ho trovato allegata al dolce che ogni anno mia suocera ci regala.
Per la frolla:
250 g di farina 00
125 g di burro
2 tuorli d’uovo
100 g di zucchero al velo
scorza di limone grattugiata
sale un pizzico
Per la guarnizione:
Confettini colorati
Cioccolatini
Zuccherini
Caramelline gommose
Procedimento:
Prima di tutto con la carta forno disegnate San Martino con la spada a cavallo e ritagliate la sagoma.Preparate una frolla amalgamando velocemente tutti gli ingredienti.
Formate una palla e lasciatela riposare per un’ora in frigo coperta da un panno di cotone, dopodichè stendetela con uno spessore di circa 1 cm sulla placca del forno ricoperta da carta forno leggermente infarinata e, usando la vostra sagoma di carta, intagliate il vostro San Martino.
Infornatelo in forno caldo a 180° coprendo la superficie con carta forno e legumi secchi per circa 20 minuti.
Una volta che si sarà raffreddato spennellate il vostro San Martino con del cioccolato fuso e guarnitelo con i confettini colorati, gli zuccherini e, se vi piace, anche con della frutta secca.Buon San Martino e… buon appetito! Magari piu’ avanti provo a farlo.


  • 5.00 

La Festa di San Martino in Germania


Viele Deutsche feiern am Martinstag außerdem den Geburtstag Martin Luthers, der eigentlich auf den 10. November fällt.Ingrandire l'immagine(© picture-alliance/ dpa)"Laterne, Laterne, Sonne, Mond und Sterne" (Lanterne, lanterne, sole, luna e stelle). Ogni anno, l'11 novembre, si può sentire questo ritornello fuori per le strade autunnali, dove i bambini sfilano con lanterne colorate fatte a mano e cantano allegramente le canzoncine imparate a memoria. Le candele vacillano divertenti nelle loro lanterne e fanno brillare i loro occhi. Con tanta emozione sperano tutti di poter dare un'occhiata all'uomo vestito con un'uniforme da soldato del medioevo, che cavalca orgoglioso il suo destriero.
Molte leggende raccontano di quest'uomo, le cui buone azioni e la sua grandezza sono ben conosciute da ogni bambino in Germania, in Austria ed in Svizzera. San Martino nacque nell'anno 316 d.C. con il nome di Martin von Tours a Sabaria, nell'attuale Ungheria, ed entrò molto giovane nell'esercito romano. Dopo il suo Battesimo e la nomina a Vescovo diventò missionario ed aiutò i poveri.
Als St. Martin verkleidet verteilt dieser Mann "Weckmänner" an die wartenden Kinder.Ingrandire l'immagine(© picture-alliance / KNA-Bild)La leggenda narra che Martino un giorno si trovò alle porte della città di Amiens, dove incontrò un povero mendicante con i vestiti strappati che, nel gelo dell'inverno, gli chiese aiuto. Martino, però, aveva con sé solo il suo mantello militare e decise di dividerlo con il mendicante. Con la su spada divise il caldo mantello in due parti e ne diede una metà al mendicante, che gli fu molto grato. Dopo questo grande gesto, Martino lasciò l'esercito e si fece battezzare da cristiano, al fine di poter aiutare le persone bisognose e di dedicarsi all'amore per il prossimo, anziché alle battaglie.
Quest'atto di buon cuore non è di certo l'unica storia che si racconta ancora oggi su San Martino. Un'altra leggenda narra di quando Martino fu nominato Vescovo. Dato che era un uomo modesto, non si trovò a suo agio presso il vescovado e decise così di nascondersi nel pollaio. Lo schiamazzo delle oche era però cosí forte, che gli abitanti della città lo scoprirono e lo elessero nuovo Vescovo.
Molto probabilmente, da questa leggenda è nata la tradizione dell'oca di Martino, che la sera della festa di San Martino, dopo la sfilata delle lanterne, viene servita per cena. In molti luoghi, però, al posto dell'oca vengono serviti vin brulé, cioccolata bollente ed i "Weckmänner". Questi ultimi sono panini a forma di uomo con un piffero in bocca. Dopo una lunga sfilata di lanterne nella fresca aria autunnale queste pietanze scaldano il cuore e sono un toccasana per gli stomaci affamati.
Fino ad oggi non si conosce l'origine di questa tanto amata sfilata di lanterne. Per molti essa rappresenta il fuoco di Martino, che ancora oggi viene acceso in alcuni paesi e città in Europa. Anticamente simboleggiava la luce della santità che rischiarava l'oscurità così come  Martino, con le sue buone azioni, portò un barlume di speranza nella vita dei poveri. A dire il vero la tradizione del grande fuoco crepitante si sta via via perdendo, ma la bella tradizione della sfilata di lanterne è ancora oggi molto in uso. Grandi e piccoli si divertono ad osservare le sfilate dei bambini, che rischiarano le strade con lanterne e canti: "Durch die Straßen auf und nieder leuchten die Laternen wieder: rote, gelbe, grüne, blaue, lieber Martin komm und schaue." ("per le strade su e giù risplendono di nuovo le lanterne: rosse, gialle, verdi e blu, caro Martino vieni e guarda.")
di Denise Kotulla

La festa di San Martino nel Tirolo Orientale 'apre' le varie feste natalizie

La festa di San Martino

Festa di San MartinoChe il Tirolo Orientale, appena al di là del confine tra l'Alto Adige e l'Austria, sia una terra di grandi tradizioni culturali e popolari, si capisce anche da come viene festeggiato il giorno di San Martino che cade l'11 novembre è dà inizio alle varie feste prenatalizie.

L'usanza vuole che quel giorno gli altari delle chiese siano ornati di una statua del santo festeggiato in quella data che una volta era importante anche sotto un aspetto più profano. Infatti, per i contadini il giorno di San Martino era giorno di paga e di regolamento dei conti, il giorno che segnava per così dire la fine della stagione più impegnativa e l'inizio del più tranquillo e riposante inverno. Oggi, invece, sono soprattutto i bambini a far festa intorno al santo patrono dei poveri e lo fanno tradizionalmente sfilando per le vie dei paesi cantando e reggendo in mano le lanternine di San Martino fatte con le loro stesse mani.

Martino de Tours era nativo della Pannonia, l'attuale Ungheria, e fu ufficiale dell'Impero Romano. Stando alla leggenda, in una gelida notte d'inverno si imbatté in un povero mendicante seminudo. D'impulso tagliò in due il suo mantello e diede una delle due metà al poveretto. Durante la stessa notte ebbe una visione: vide Gesù davanti a lui con indosso la parte del mantello regalato al mendicante. A questo punto, dopo quarant'anni di servizio nell'esercito romano, diede le sue dimissioni da ufficiale, diventò missionario e nell'anno 317 divenne infine vescovo di Tours.

FuocoMa la leggenda continua. Pare che per sfuggire alla nomina a episcopo, ruolo del quale non si sentì degno, si nascose in una stalla tra uno stuolo di oche. Ma invano, visto che le oche si misero a starnazzare a squarciagola svelando così il nascondiglio. Di quell'episodio a San Martino rimase l'attributo dell'oca, che ancora oggi viene ricordato, specie dagli osti, sotto forma dello squisito arrosto dell'oca di San Martino, il tradizionale piatto che quel giorno non può mancare su nessuna tavola.


La festa di San Martino nel borgo fortificato di Smartno (Brda), nel Collio Sloveno

Festa di San Martino


Ogni anno, per la gioia degli abitanti locali e di tutti coloro che amano venire a Brda, la vendemmia è certamente la festa più grande, ma è seguita subito dalla Festa di San Martino, quando in mosto si fa vino, che riesce ad unire in una allegra compagnia degustatori, intenditori e amanti delle delizie autunnali e del vino soprattutto.
Un buon bicchiere di vino, della bella musica, un ricco programma culturale e un’ottima compagnia. Protetta dalle mura medievali nel borgo fortificato di Šmartno annualmente si celebra la Festa di San Martino, adattata ad un’atmosfera culturale. Nelle cantine delle vecchie case abbandonate dell’antico villaggio è possibile degustare vini di qualità di oltre 30 produttori di vino di Brda e del Collio goriziano. Sulla scena, sparsa in giro per il borgo all'interno delle mura, si svolge un programma culturale e di intrattenimento, con le bancarelle che offrono i prodotti tipici della cucina casalinga di Brda.   

In autunno, quando le colline di Brda si colorano con i toni caldi, è il momento giusto per vivere questa magia in nostra compagnia. Siate i benvenuti a Brda – potete passare una bellissima serata di San Martino negli spazi della Vinoteka Brda, dove è di casa l’eccellente vino di Brda, oppure potete visitare Medana, un pittoresco villaggio vinicolo con un’accentuata vita culturale, dove sarete coccolati nelle cantine dei famosi viticoltori del posto. Tutti coloro che sono soprattutto alla ricerca dell'autenticità e della familiarità possono visitare i numerosi agriturismi e le aziende agricole, dove potranno sicuramente gustare la regione di Brda nella sua pienezza.

contatto

Ufficio informazioni turistiche Brda
Grajska cesta 10
5212 Dobrovo
tel.: +386 (0)5 395 95 94
email: 

San Martino a Momiano di Buie (Croazia)

Martinje - festa di San Martino

  • 08NOV
  • ~
  • 11NOV
2014

Momiano, Buie

Contatto

Ente per il Turismo di Buie
Email: info@tzg-buje.hr
Phone: +385 52 773 353
Tags : Gastronomia , Produttori di vino ,Buie , Eventi gastronomici
Ogni anno nel mese di novembre quando nascono i succhi dolci del vino novello, Momiano celebra il suo patrono, S. Martino. Nella tradizione europea questo santo cattolico è ritenuto il patrono dei vinai e viticoltori e in occasione della sua festa, in numerosi paesi si battezza il vino novello.

Neanche Momjan-Momiano, piccola città storica - situata a nord di Buie e nota ai conoscitori regionali del vino e della vite - è un'eccezione: ubicata a poca distanza dal confine con la Slovenia, Momian-Momiano è l'oasi del moscato dolce, nato da un connubio pluricentenario di terreno e clima ideali.

Se a ciò si aggiunge che la cittadina e i dintorni nascondono alcuni dei nomi più importanti della produzione vinicola della Croazia, ormai famosa per le malvasie e i terrani, diventa chiara la portata e l'importanza di questa manifestazione.

Durante le degustazioni per le cantine vinicole, agli ospiti viene offerta una ricca varietà di prodotti vinicoli e loro, con i bicchieri in mano, assaggiano gli eccellenti vini dell'Istria nord-occidentale. 

La Fiera di San Martino a Mendrisio (Canton Ticino, CH)

Fiera di San Martino
Edizione 2014

Domenica 9 novembre
Lunedì 10 novembre
Martedì 11 novembre



Le antiche origini

Quanto è antica la fiera di San Martino di Mendrisio? Come ci ricorda Mario Medici nella sua «Storia di Mendrisio», occorre risalire a più di quattrocento anni fa per rintracciare l'autorizzazione rilasciata al borgo di Mendrisio dalla Superiorità elvetica per lo svolgimento della prima fiera nei prati di San Martino. Il luogo scelto è il vasto piano che lambisce i contrafforti del Monte Generoso. Al centro sorge l'antica chiesa romanica che alimenta il culto del santo cavaliere, dal quale prende il nome il festoso appuntamento novembrino.
La fiera, fattasi ormai tradizione, si tramanda fino ai nostri giorni. Caratteristico è il profumo di pesciolini, castagne, funghi, formaggi, salumi e dolciumi unito alla variazione cromatica dei prodotti artigianali in bella mostra sulle bancarelle. La musica delle giostre e le canzoni intonate nei luoghi di ristoro si confondono con la voce della piana affollata. La presenza del bestiame testimonia un mondo rurale ridimensionato e tuttavia ancora presente. Le associazioni locali promuovono semplici prelibatezze gastronomiche abbinate agli apprezzati vini della regione per soddisfare anche i palati più esigenti. Sui terrazzamenti retrostanti la chiesa, c'è chi sale per curiosare l'esposizione di attrezzi e macchinari agricoli, chi per contemplare dall'alto le altrui espressioni di diletto e allegria, chi per prendersi una breve pausa dai ritmi serrati della vita quotidiana.

Perché San Martino continua a essere una festa dei sensi, per tutti i gusti, in armonia con i valori trainanti della filosofia del buon vivere adottata dalla città di Mendrisio. Un immancabile ritrovo autunnale del calendario momò che dura da secoli. La fiera segna il tempo delle brine dell'inverno, pur lanciando un ultimo appello al dolce tepore che le vale il proverbiale accostamento alla bella stagione. Chi infatti non hai mai sentito parlare dell'estate di San Martino?

I Percorsi della Fede : le Terre di San Martino


L'Associazione l'Altratavola e l'Associazione Internazionale Azione Borghi Europei del Gusto hanno presentato in questi giorni il nuovo progetto di informazione 'Azione Terre di San Martino', inserito nel quadro del progetto 'Comunicare verso Expo 2015' nell'unità tematica 'I Percorsi della Fede'
" Si tratta - ha osservato il presidente dell'Associazione l'Altratavola,Renzo Lupatin-, di un circuito di borghi e territori legato alla storia e alle tradizioni del Santo.Il circuito nasce in quattro paesi europei : Italia,Slovenia Croazia e Svizzera."




San Martino di Tours

Martino di Tours, in latino Martinus (Sabaria316 o 317 – Candes-Saint-Martin8 novembre 397), è stato un vescovo e confessore francese, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da quella copta. È uno tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa. Era nativo di Sabaria Sicca (l'odierna Szombathely), in Pannonia (oggi Ungheria). La ricorrenza cade l'11 novembre, giorno dei suoi funerali a Tours.

È considerato uno dei grandi santi di Gallia insieme a san Dionigisan Liboriosan Privatosan Saturninosan Marziale di Limogessan Ferreolo di Vienne e san Giuliano.
È uno dei fondatori del monachesimo in Occidente.
La tradizione del taglio del mantelloMartino nacque in un avamposto dell'Impero Romano alle frontiere con la Pannonia, l'odierna pianura ungherese. Il padre, tribuno militare della legione, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Ancora bambino, Martino si trasferì coi genitori a Pavia, dove suo padre aveva ricevuto un podere in quanto ormai veterano, ed in quella città trascorse l'infanzia. A dieci anni fuggì di casa per due giorni che trascorse in una chiesa (probabilmente a Pavia). Nel 331 un editto imperiale obbligò tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell'esercito romano. Venne reclutato nelle Scholae imperiali, corpo scelto di 5000 unità perfettamente equipaggiate: disponeva quindi di un cavallo e di uno schiavo. Venne inviato in Gallia, presso la città di Amiens, nei pressi del confine, e lì passò la maggior parte della sua vita da soldato. Faceva parte, all'interno della guardia imperiale, di truppe non combattenti che garantivano l'ordine pubblico, la protezione della posta imperiale, il trasferimento dei prigionieri o la sicurezza di personaggi importanti .
In quanto circitor eseguiva la ronda di notte e l'ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. Durante una di queste ronde avvenne l'episodio che gli cambiò la vita (e che ancora oggi è quello più ricordato e più usato dall'iconografia). Nel rigido inverno del 335 Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare (la clamide bianca della guardia imperiale) e lo condivise con il mendicante. La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Il mantello miracoloso venne conservato come reliquia ed entrò a far parte della collezione di reliquie dei reMerovingi dei Franchi. Il termine latino per "mantello corto", cappella, venne esteso alle persone incaricate di conservare il mantello di san Martino, i cappellani, e da questi venne applicato all'oratorio reale, che non era una chiesa, chiamato cappella.

Conversione al cristianesimo


Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che egli, già catecumeno, venne battezzato la Pasqua seguente e divenne cristiano. Martino rimase ufficiale dell'esercito per una ventina d'anni raggiungendo il grado di ufficiale nelle alae scolares (un corpo scelto). Giunto all'età di circa quarant'anni, decise di lasciare l'esercito. Iniziò la seconda parte della sua vita.
Martino si impegnò nella lotta contro l'eresia ariana, condannata al Concilio di Nicea (325), e venne per questo anche frustato (nella nativa Pannonia) e cacciato, prima dallaFrancia, poi da Milano, dove erano stati eletti vescovi ariani. Nel 357 si recò quindi nell'Isola Gallinara ad Albenga in provincia di Savona, dove condusse quattro anni di vita eremitica. Tornato quindi a Poitiers, al rientro del vescovo cattolico, divenne monaco e venne presto seguito da nuovi compagni, fondando uno dei primi monasteri d'occidente, aLigugé, sotto la protezione del vescovo Ilario.

Vescovo di Tours 

Nel 371 i cittadini di Tours lo vollero loro vescovo, anche se alcuni chierici avanzarono resistenze per il suo aspetto trasandato e le origini plebee. Come vescovo, Martino continuò ad abitare nella sua semplice casa di monaco e proseguì la sua missione di propagatore della fede, creando nel territorio nuove piccole comunità di monaci. Avviò un'energica lotta contro l'eresia ariana e il paganesimo rurale. Inoltre predicò, battezzò villaggi, abbatté templi, alberi sacri e idoli pagani, dimostrando comunque compassione e misericordia verso chiunque. La sua fama ebbe ampia diffusione nella comunità cristiana dove, oltre ad avere fama di taumaturgo, veniva visto come un uomo dotato di carità, giustizia e sobrietà.
Martino aveva della sua missione di “pastore” un concetto assai diverso da molti vescovi del tempo, uomini spesso di abitudini cittadine e quindi poco conoscitori della campagna e dei suoi abitanti. Uomo di preghiera e di azione, Martino percorreva personalmente i distretti abitati dai servi agricoltori, dedicando particolare attenzione all'evangelizzazione delle campagne. Nel 375 fondò a Tours un monastero, a poca distanza dalle mura, che divenne, per qualche tempo, la sua residenza. Il monastero, chiamato in latino Maius monasterium (monastero grande), divenne in seguito noto come Marmoutier. Nelle comunità monastiche fondate da Martino non c'era comunque ancora l'attenzione liturgica che si riscontrerà successivamente nell'esperienza benedettina grazie all'apostolato di San Mauro: la vita era piuttosto incentrata nella condivisione, nella preghiera e, soprattutto, nell'impegno di evangelizzazione.
Martino morì l'8 novembre 397 a Candes-Saint-Martin, dove si era recato per mettere pace tra il clero locale.
La sua morte, avvenuta in fama di santità anche grazie a numerosi miracoli, segnò l'inizio di un culto nel quale la generosità del cavaliere, la rinunzia ascetica e l'attività missionaria erano associate.[6].

Culto


San Martino di Tours viene ricordato l'11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte, ma quella della sua sepoltura. Questa data è diventata una festa straordinaria in tutto l'Occidente, grazie alla sua popolare fama di santità e al numero notevole di cristiani che portavano il nome di Martino. Nel Concilio di Mâcon era stato deciso che sarebbe stata una festa non lavorativa.
La basilica a lui dedicata in Tours, l'edificio religioso francese più grande di quei tempi, fu tradizionale meta di pellegrinaggi medievali. Nel 1562, in seguito alle lotte di religione che insanguinarono la Francia, fu messa al sacco dai protestanti e le sue spoglie date alle fiamme, tanto era il suo richiamo simbolico. Durante il periodo della rivoluzione francese la basilica fu demolita quasi completamente; rimasero due torri, ancora oggi visibili. Nel1884 fu progettata una nuova basilica che fu consacrata nel 1925.
Molte chiese in Europa sono dedicate a san Martino. Tra queste Lucca e Belluno hanno dedicato a San Martino la propria Cattedrale.
L'11 novembre i bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della Germania e dell'Austria, nonché dell'Alto Adige, partecipano a una processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che accompagnò il corpo del santo a Tours. Spesso un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione. I bambini cantano canzoni sul santo e sulle loro lanterne. Il cibo tradizionale di questo giorno è l'oca. Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche; il rumore fatto da queste rivelò però il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando. In anni recenti la processione delle lanterne si è diffusa anche nelle aree protestanti della Germania, nonostante il fatto che la Chiesa protestante non riconosca il culto dei santi.
In Italia il culto del Santo è legato alla cosiddetta estate di san Martino la quale si manifesta, in senso meteorologico, all'inizio di novembre e dà luogo ad alcune tradizionali feste popolari. Nel comune abruzzese di Scanno, ad esempio, in onore di San Martino si accendono grandi fuochi detti "glorie di San Martino" e le contrade si sfidano a chi fa il fuoco più alto e durevole.
Nel veneziano l'11 novembre è usanza preparare il dolce di San Martino, un biscotto dolce di pasta frolla con la forma del Santo con la spada a cavallo, decorato con glassa di albume e zucchero ricoperta di confetti e caramelle; è usanza inoltre che i bambini della città lagunare intonino un canto d'augurio casa per casa e negozio per negozio, suonando padelle e strumenti di fortuna, in cambio di qualche monetina o qualche dolcetto.
A Palermo si preparano i biscotti di San Martino "abbagnati nn’o muscatu" (inzuppati nel vino moscato di Pantelleria), a forma di pagnottella rotonda grande coome un’arancia e l’aggiunta nell'impasto di semi d’anice (o finocchio selvatico) che conferisce loro un sapore e un profumo particolare.
In molte regioni d'Italia l'11 novembre è simbolicamente associato alla maturazione del vino nuovo (da qui il proverbio "A San Martino ogni mosto diventa vino") ed è un'occasione di ritrovo e festeggiamenti nei quali si brinda, appunto, stappando il vino appena maturato e accompagnato da castagne o caldarroste. Sebbene non sia praticata una celebrazione religiosa a tutti gli effetti (salvo nei paesi dove san Martino è protettore), la festa di San Martino risulta comunque particolarmente sentita dalla popolazione locale.
Nel nord Italia, specialmente nelle aree agricole, fino a non molti anni fa tutti i contratti (di lavoro ma anche di affitto, mezzadria, ecc) avevano inizio (e fine) l'11 novembre, data scelta in quanto i lavori nei campi erano già terminati senza però che fosse già arrivato l'inverno. Per questo, scaduti i contratti, chi aveva una casa in uso la doveva lasciare libera proprio l'11 novembre e non era inusuale, in quei giorni, imbattersi in carri strapieni di ogni masserizia che si spostavano da un podere all'altro, facendo "San Martino", nome popolare, proprio per questo motivo, del trasloco. Ancora oggi in molti dialetti e modi di dire del nord "fare San Martino" mantiene il significato di traslocare.
Una curiosità: nella antica Basilica di Santa Maria Assunta (Torcello), San Martino è raffigurato nel mosaico dei 4 grandi Dottori della Chiesa con Ambrogio, Agostino e Gregorio Magno al posto di Girolamo.

San Martino in un affresco di Simone Martini